venerdì 17 aprile 2009

Capitolo VII "Un the da matti"


Lewis Carroll
CAPITOLO VII
"Un the da matti"
Davanti alla casa, sotto un albero, stava una tavola apparecchiata, alla quale sedevano il Cappellaio e la Lepre. Stavano bevendo il the. Fra loro sedeva un Ghiro che dormiva saporitamente, mentre i due, appoggiandosi sulla sua testa, conversavano pacificamente. "Veramente un po' scomodo per il Ghiro - penso` Alice - ma quello dorme e sicuramente non ci fa caso!"
Il tavolo era grande, ma i tre stavano seduti l'uno addosso all'altro. "Occupato! occupato!" si misero a gridare in coro quando videro che Alice si avvicinava. "Non c'e` occupato che tenga!" disse energicamente Alice, e si mise a sedere su di una poltrona in capo al tavolo!

"Un goccio di vino?" chiese gentilmente la Lepre.
Alice diede un'occhiata sul tavolo, ma vide soltanto la teiera. "Ma io non vedo il vino!" rispose.
"Appunto, il vino non c'e`!" dichiaro` la Lepre.
"Allora proprio non e` gentile da parte tua offrirmi il vino se non c'e`!" replico` Alice arrabbiata.
"Ma nemmeno da parte tua e` stato gentile sedersi alla nostra tavola senza essere invitata", disse la Lepre.
"Ma io non potevo sapere che il tavolo fosse soltanto per voi. - si scuso` Alice - Ci sono piu` di tre coperti".
"Dovresti farti tagliare i capelli." disse il Cappellaio. Egli aveva osservato Alice per qualche istante con molta curiosita`, e quelle furono le sue prime parole.
"E tu non dovresti fare osservazioni personali", disse Alice in tono severo.
Il Cappellaio spalanco` gli occhi ma quel che rispose fu questo: "Perche` un corvo somiglia a uno scrittoio?"
"Ecco, ora staremo allegri! - penso` Alice - Sono contenta che abbiano cominciato a proporre degli indovinelli... Credo di poterlo indovinare", soggiunse ad alta voce.
"Intendi dire che credi che troverai la risposta?" domando` la Lepre di Marzo.
"Proprio cosi`" disse Alice.
"Allora dovresti dirci che cosa pensi" continuo` la Lepre.
"Lo sto facendo. - si affretto` a rispondere Alice - Io penso cio` che dico. Pensare e dire fa lo stesso".
"Eh, no cara. Se dici: Io vedo cio` che mangio o io mangio cio` che vedo, non e` la stessa cosa", disse il Cappellaio.

E la Lepre intervenne:"Con lo stesso diritto potresti dire che 'Cio` che mi appartiene mi piace' e` lo stesso di 'Cio` che mi piace, mi appartiene' ."
"Anche il Ghiro pur nel sonno, volle dire la sua:"Sarebbe come dire che: 'finche` dormo, vivo ' sia lo stesso di 'finche` vivo, dormo ' ."
"E' lo stesso per te", disse il Cappellaio. E qui la conversazione cadde, e tutti stettero muti per un poco, mentre Alice cercava di ricordarsi tutto cio` che sapeva sui corvi e sugli scrittoi, il che non era molto.
Il Cappellaio fu il primo a rompere il silenzio. "In quale giorno del mese siamo?" disse, rivolgendosi ad Alice. Aveva cavato l'orologio dal taschino e lo guardava con un certo timore, scuotendolo di tanto in tanto, e portandoselo all'orecchio.
Alice penso` un po' e rispose:"Oggi ne abbiamo quattro".
"Sbaglia di due giorni! - osservo` sospirando il Cappellaio - Te lo avevo detto che il burro avrebbe guastato il congegno!" soggiunse guardando con disgusto la Lepre di Marzo.
"Il burro era ottimo", rispose umilmente la Lepre di Marzo.
"Si` ma devono esserci entrate anche delle molliche di pane - borbotto` il Cappellaio - non dovevi metterlo dentro usando il coltello del pane."
La Lepre di Marzo prese l'orologio e lo guardo` malinconicamente: poi lo immerse nella sua tazza di the e l'osservo` di nuovo, ma non seppe far altro che ripetere l'osservazione di prima:"Il burro era ottimo, sai."
Alice, che l'aveva guardato curiosamente, con la coda dell'occhio, disse: "Che strano orologio! segna i giorni e non dice le ore."
"E a che scopo dovrebbe segnare le ore? Forse il tuo orologio segna gli anni?" brontolo` il Cappellaio.
"No - si affretto` a rispondere Alice - ma l'orologio segna lo stesso anno per molto tempo."
"Quello che fa il mio!" rispose il Cappellaio.
Alice ebbe un istante di grande confusione. Le pareva che l'osservazione del Cappellaio non avesse alcun senso; eppure egli parlava correttamente. "Non ti capisco bene!" disse allora con la maggiore delicatezza possibile.
"Il Ghiro s'e` addormentato, di nuovo!" disse il Cappellaio, e gli verso` sul naso un po' di the bollente.
Il Ghiro scosse la testa, e senza aprire gli occhi mormoro`:"Gia`! Gia`! Stavo per dirlo io."
"Credi ancora di aver risolto l'indovinello?" disse il Cappellaio, rivolgendosi di nuovo ad Alice.
"No, ci rinuncio. - rispose Alice - Qual e` la risposta?"
"Non ne ho la minima idea" rispose il Cappellaio.
"Nemmeno io!" rispose la Lepre di Marzo.
Alice sospiro` seccata, e disse:"Credo che potresti fare qualcosa di meglio piuttosto che perdere tempo, proponendo indovinelli senza senso."
"Se tu conoscessi il tempo come lo conosco io, - rispose il Cappellaio, - non diresti che lo perdiamo."
"Non capisco che cosa tu voglia dire!" osservo` Alice.
"Certo che non lo capisci! - disse il Cappellaio, scuotendo il capo con aria di disprezzo - Scommetto che tu non hai mai parlato col tempo."
"Forse no, - rispose prudentemente Alice - ma so che debbo battere il tempo quando studio la musica."
"Ahi, adesso si spiega, - disse il Cappellaio. - Il tempo non vuol essere battuto. Se tu fossi in buon rapporti con lui, farebbe dell'orologio cio` che tu vuoi. Per esempio, supponi che siano le nove, l'ora di andare a scuola, basterebbe che gli dicessi una parolina all' orecchio, e in un lampo la lancetta andrebbe avanti! Mezzogiorno, l'ora del pranzo!"
("Adesso vorrei proprio che fosse mezzogiorno..." bisbiglio` fra se` la Lepre di Marzo).
"Sarebbe magnifico, davvero - disse Alice pensosa - ma non avrei fame a quell'ora, capisci?"
"Forse non subito. Pero` potresti lasciare le lancette dell'orologio sulle dodici fin quando ti piacera`".
"E tu fai cosi`?" domando` Alice.
Il Cappellaio scosse tristemente la testa e rispose:"Io no. Nel marzo scorso abbiamo litigato... proprio quando divento` matta lei... - (e indico` col cucchiaio la Lepre di Marzo...) Fu al gran concerto dato dalla Regina di Cuori... li` dovetti cantare: "Splendi, splendi, pipistrello!
Su pel cielo vai bel bello!"
"La sai questa canzone?"
"Ho sentito qualche cosa di simile" disse Alice.
"Senti come continua." disse il Cappellaio Non t'importa d'esser solo

e sul mondo spieghi il volo.

Splendi. splendi...
A questo punto il Ghiro si riscosse, e comincio` a cantare nel sonno: "Splendi, splendi, splendi..." e continuo` fino a che gli dovettero dare dei pizzicotti per farlo tacere.
"Ebbene, avevo appena finito di cantare la prima strofa, - disse il Cappellaio, - quando la Regina si alzo` di colpo urlando:"Sta assassinando il tempo! Tagliategli la testa!"
"Feroce!" esclamo` Alice.
"E d'allora, - continuo` melanconicamente il Cappellaio, - il tempo non fa piu` nulla di quel che io voglio! Segna sempre le sei!"
Alice ebbe un'idea luminosa e domando`:"E' per questo forse che vi sono tante tazze apparecchiate?"
"Per questo, - rispose il Cappellaio, - e` sempre l'ora del the, e non abbiamo mai tempo di risciacquare le tazze negl'intervalli."
"Cosi` le fate girare a turno, immagino..." disse Alice.
"Esatto." disse il Cappellaio.
"Ma quando arrivate al punto di partenza, come fate?"
"Che discorso noioso! - disse la Lepre - Se cambiassimo argomento? Io propongo che la signorina qui ci racconti una storia!"
"Ma io non ne so di storie!" intervenne Alice.
"Allora ce la dira` il Ghiro! - gridarono entrambi - Risvegliati Ghiro!" e gli dettero dei forti pizzicotti dai due lati.
Il Ghiro apri` lentamente gli occhi, e disse con voce debole e roca: "Io non dormivo! Ho sentito parola per parola tutto quello che avete detto."
"Raccontaci una storia allora!" disse la Lepre.
"Oh, si` per piacere" imploro` Alice.
"Ma fai in fretta - aggiunse il Cappellaio - altrimenti ti addormenti prima che la storia sia finita".
"C'erano una volta tre sorelle, - comincio` in gran fretta il Ghiro. - Si chiamavano Elsa, Lucia e Tilla; e abitavano in fondo a un pozzo..."
"Di che cosa vivevano?" volle sapere Alice, che s'interessava sempre di tutto cio` che si puo` mangiare e bere.
"Vivevano di zucchero candito" rispose il Ghiro dopo averci pensato un po'.
"Non e` possibile! - osservo` Alice - Si sarebbero ammalate..."
"Si sono ammalate e molto anche" rispose il Ghiro.
Alice cerco` di immaginarsi quella strana maniera di vivere, ma ne fu piu` che confusa e continuo`:"Ma perche` se ne stavano in fondo a un pozzo?"
"Vuoi forse ancora un po' di the?" chiese la Lepre "Te lo verso?".
"Ma finora non ne hai versato proprio per niente!" rispose Alice piuttosto seccata.
"Vuoi dire che non ne puoi prendere meno. - disse il Cappellaio - "E' molto piu` facile prenderne piu` di nulla che meno di nulla."
"Nessuno ha domandato il tuo parere!" aggiunse Alice.
"Chi e` ora che fa delle osservazioni personali?" domando` il Cappellaio con aria di trionfo.
Alice non seppe che rispondere; ma prese una tazza di the con pane e burro, e rivolgendosi al Ghiro, gli ripete` la domanda:"Perche` se ne stavano in fondo a un pozzo?"
Il Ghiro si prese un minuto o due per riflettere, e rispose:"Era un pozzo di zucchero candito".
"Ma non s'e` sentita mai una cosa simile! Interruppe Alice sdegnata. Ma la Lepre di Marzo e il Cappellaio facevano:"Ssst! Ssst!", e il Ghiro continuo` burbero:"Se ti comporti cosi` male, racconta tu allora la fine della storia!"
"No, continua pure! - disse Alice molto umilmente - Non ti interrompero` piu`. Forse esiste davvero un pozzo cosi`".
"Soltanto uno!", rispose il Ghiro indignato. Ad ogni modo acconsenti` a continuare:"E quelle tre sorelle... imparavano a trarne..."
"Che cosa traevano?" domando` Alice, dimenticando che aveva promesso di tacere.
"Zucchero candito!", rispose il Ghiro, questa volta senza riflettere.
"Mi occorre una tazza pulita, - interruppe il Cappellaio - spostiamoci tutti d'un posto!"
E mentre parlava si mosse, e il Ghiro lo segui`: la Lepre di Marzo occupo` il posto del Ghiro, e Alice si sedette di mala voglia al posto della Lepre di Marzo. Il solo Cappellaio s'avvantaggio` dello spostamento: e Alice si trovo` peggio di prima, perche` la Lepre di Marzo s'era rovesciato il bricco del latte nel piatto.
Alice, senza voler offendere di nuovo il Ghiro disse con molta discrezione:"Non capisco bene. Di dove traevano lo zucchero candito?"
"Tu puoi trarre l'acqua da un pozzo d'acqua? - disse il Cappellaio; - cosi` immagina: potresti trarre zucchero candito da un pozzo di zucchero candito... eh! scioccherella!"
"Ma esse erano nel pozzo!" disse Alice al Ghiro.
"Sicuro, e ci stavano bene!" disse il Ghiro.
A questa risposta sballata, Alice tacque per un bel po'.
"Imparavano a trarre, - continuo` il Ghiro, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi, perche` cadeva di sonno - e traevano cose d'ogni genere... tutte le cose che cominciano con la T..."
"E perche` la T?" chiese Alice.
"Perche` no?" grido` la Lepre di Marzo.
Alice tacque di nuovo.
Il Ghiro intanto aveva chiuso gli occhi cominciando a sonnecchiare; ma, pizzicato dal Cappellaio, si desto` con un grido, e continuo`:"Che cominciano con una T come una trappola, un topo, una topaia, un troppo... gia` tu dici:"il troppo stroppia", oh, non hai mai visto come si tira il troppo stroppia?"
"Veramente, ora che me lo chiedi, - disse Alice, molto confusa, - non saprei..."
"Allora stai zitta!" disse il Cappellaio.
A questo punto Alice perse la pazienza , alzo` i tacchi e se ne ando` via. La Marmotta si riaddormento` immediatamente e gli altri due fecero finta di niente, come se non si fossero nemmeno accorti che stesse andando via. Alice si volto` un paio di volte, nella speranza che la richiamassero. Macche`! I due erano intenti a spingere il povero Ghiro nella teiera.

"Non ci tornero` mai piu`! - disse Alice entrando nel bosco. - E' la gente piu` stupida che io abbia mai conosciuto".
Mentre diceva cosi`, noto` che in uno degli alberi c'era una porticina. "Che strano - penso` - Gia`, ma oggi e` il giorno delle sorprese! Entriamo a vedere che c'e`".
Si trovo` di nuovo nella vasta sala, e presso il tavolino di cristallo. "Questa volta sapro` far meglio.", disse, prese la chiavetta d'oro ed apri` la porta che conduceva nel giardino. Poi si mise a sbocconcellare il fungo (ne aveva conservato un pezzetto in tasca), finche` ebbe raggiunto trenta centimetri d'altezza o giu` di li`; percorse poi il piccolo corridoio e si trovo` finalmente nel meraviglioso giardino in mezzo alle aiuole fiorite, e alle freschissime fontane.

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