sabato 18 aprile 2009

Alice Nel Paese delle Meraviglie Lewis Carroll Capitolo I "Nella tana del Coniglio"

Lewis Carroll
CAPITOLO I
"Nella tana del Coniglio"

Alice era ormai stufa di starsene seduta accanto alla sorella maggiore, in riva al ruscello. Aveva sbirciato un paio di volte fra le pagine del libro che sua sorella stava leggendo, ma non vi aveva scorto ne` illustrazioni, ne` parti dialogate. Doveva dunque essere un libro ben noioso, dal momento che non aveva ne` figure, ne` dialoghi! Cosi` almeno pensava Alice.
Faceva un gran caldo, e Alice sentiva in testa una gran confusione. Stava in ogni caso pensando se valeva la pena di alzarsi per cogliere margheritine e farne poi una ghirlanda quando vide, con sua grande meraviglia, un Coniglio bianco, con gli occhi rossi, passarle accanto tutto frettoloso. Un coniglio che, a differenza di tutti i conigli di questo mondo che camminano sulle quattro zampine, se ne andava ritto su quelle posteriori, vestito con un panciotto!

Passandole accanto, il Coniglio aveva estratto dal taschino del panciotto un orologio e aveva consultato l'ora. Poi aveva brontolato:"Oh, povero me! Oh, povero me! Ho fatto tardi!". Curiosa come tutte le ragazzine della sua eta` e senza riflettere su quanto poteva succederle, Alice salto` su in piedi e via, dietro al Coniglio che aveva gia` attraversato il campo vicino ed era poi sparito dietro la siepe, in un grande buco.
Fatto sta che, ad un tratto si trovo` in una grande tana che correva via dritta per un bel pezzo, come una galleria. Improvvisamente pero` la tana finiva e Alice cadde in un pozzo.
Doveva essere ben profondo quel pozzo, oppure la caduta era tanto lenta che la bambina ebbe tutto il tempo di guardarsi intorno e di pensare dove sarebbe andata a finire. Dapprima guardo` giu`verso il fondo. Eh, si', c'era un buio terribile e non ci si vedeva niente. Allora Alice osservo` le pareti del pozzo. Che cosa strana! Le pareti erano rivestite di scaffali pieni di libri di ogni specie. Qua e la` pendevano carte geografiche e quadri. Mentre cadeva sempre piu`giu`, Alice riusci` a prendere da uno scaffale un vasetto con la scritta "Marmellata d'arancia". Ma, con grande delusione, si accorse poi che il vasetto era vuoto. Che fare ora con il vasetto vuoto? Buttarlo giu`? Sarebbe potuto cadere sulla testa di qualcuno...Passando accanto ad un armadio, Alice riusci` a deporvi il vasetto ingombrante.
Bene, bene" - pensava intanto la bambina - "dopo una caduta come questa, a casa non m'importera` piu` tanto se cadro` una volta dalle scale. Tutti dovranno constatare che sono molto coraggiosa. Anche se cadessi dal tetto non urlerei piu`." (Forse in questo aveva ragione.)
E intanto...giu` giu` giu`;..."Ma non finisco piu` di cadere? Chissa` quanti chilometri ho gia` percorso. Il centro della Terra non dovrebbe essere piu` tanto lontano: dovrebbero essere circa seimila chilometri..."(dovete sapere che Alice aveva udito a scuola parlare di queste cose. Ora, anche se nessuno poteva apprezzare in quel momento le sue conoscenze in fatto di geografia, il ricordo era un ottimo esercizio di ripetizione...)
Poi pensava:"E se attraversassi ora tutta la Terra?" - continuava nelle sue fantasticherie - "arriverei dalla parte opposta, dove la gente cammina con la testa all'ingiu`! Sono gli Anti...Antipatici, mi pare si dica cosi`... Ma certo non era la parola giusta. "Ma appena fuori di qui, mi informero` bene per sapere dove mi trovo...Scusi, signora, mi sa dire se mi trovo in Nuova Zelanda oppure in Australia?" (E qui, Alice, che era beneducata, volle fare un inchino - ma ce la fareste voi a fare un bell'inchino mentre cadete giu` lungo un pozzo a cento all'ora?")
"No, no, e` meglio che io non m'informi. Ci saranno bene dei cartelli indicatori!" Non c'era ormai nient'altro da fare. Alice continuava a cadere. Allora ricomincio` a parlare da sola. "La mia Micina mi cerchera` questa sera. Chissa` se qualcuno pensera` a darle la sua tazzina di latte...Oh, Micina, cara la mia Micina, come vorrei che tu fossi qui con me! Non vedo nessun topolino intorno, ma forse ci sono dei pipistrelli, che son parenti dei topolini, no? Potresti mangiare qualche pipistrello...oppure il pipistrello potrebbe mangiare te? Oh, che confusione nella mia testa! E che sonno! Non ne posso piu`". Alice si addormento`. E sogno` di andare a passeggio con la sua Micina. E le diceva:"Di' la verita`, Micina, che ne pensi tu dei pipistrelli?". Ma proprio in quel momento...patapunfete! Termino` la sua caduta su di un mucchio di foglie secche.
Per fortuna non si era fatto male alcuno, cosi` che pote` rialzarsi subito e guardare intorno. Guardo` in su, da dove era venuta. Buio pesto. Ma davanti a lei ecco un altro corridoio lungo e diritto, ed ecco anche il Coniglio bianco che correva e brontolava fra se`:"Per dindirindina, com'e` tardi!" Ma quando gia` Alice pensava di raggiungerlo, quello era gia` sparito all'angolo, ed ella si trovo` nel bel mezzo di una grande sala dal soffitto basso, illuminata da una fila di lampade appese.
Intorno alla sala c'erano un'infinita` di porte, che pero` erano tutte chiuse. Alice provo` a piu` riprese ad aprirne qualcuna, ma invano. Allora ritorno` mestamente nel mezzo della sala chiedendosi come avrebbe potuto uscire.

Ad un tratto vide davanti a se` un tavolino di vetro, a tre gambe, e sul tavolino una piccola chiave d'oro. Alice penso` subito che fosse la chiave per una delle porticine. Ma, ahime`, o le toppe erano troppo grandi, o la chiavetta era troppo piccola! Insomma nessuna porta si apriva. Gia` faceva il giro della sala per la seconda volta, quando ecco davanti a lei una tenda alla quale non aveva badato prima. La sollevo` e scopri` che, dietro, c'era un'altra porticina, piccina, piccina. Mise la chiave nella toppa e la porticina si apri`.
Di la` si entrava in un corridoio stretto stretto e non piu` alto della tana di un topolino. Alice si inginocchio` per guardare dentro e vide, oh, meraviglia, il piu` bel giardino che si possa immaginare. Come avrebbe voluto entrare subito per passeggiare fra quelle meravigliose aiuole e quelle fresche fontane zampillanti! Ma, come fare? Neppure la sola testa avrebbe potuto passare per quella piccola porta. "E se anche passasse la mia testa che cosa faccio poi senza le spalle? Almeno potessi accorciarmi come un cannocchiale! Se almeno sapessi come fare...". Perche`, sapete, ormai ad Alice erano capitate tante cose straordinarie che niente piu` avrebbe potuto sembrarle impossibile.

Visto che non c'era niente da fare davanti alla porticina, Alice ritorno` nel mezzo della sala. Forse avrebbe trovato un'altra chiave, o magari un libro con le indicazioni su come si deve fare per diventare piccini piccini...Ma la` non c'era nessun libro. C'era, pero`, una bottiglietta che Alice giuro` di non aver visto prima e che portava un'etichetta con la scritta: Bevimi! .
"Bevimi!" e` presto detto. Ma la furba Alice penso` :"Un momento, prima devo guardar bene se, per caso, non ci sia un'altra etichetta con scritto "Attenzione veleno"; poiche` ella aveva letto e sentito parlare di bambini che si erano bruciati o che erano stati sbranati dalle bestie feroci, o che erano incorsi in altre sventure perche` non avevano seguito i consigli dei grandi. Per esempio, si sa che se si tiene a lungo in mano un attizzatoio arroventato, ci si bruciano le dita, che se ci si taglia un dito, esce il sangue, e che, se si beve anche solo un sorso del liquido di una bottiglietta sulla quale c'e` scritto“Veleno”, si puo` andare all'altro mondo...
Beh, sulla bottiglietta che Alice aveva trovato non c'era scritto "Veleno". Percio` la bambina si fece coraggio e ne bevve un sorso, poi un altro e un altro ancora, poiche` il contenuto era ottimo: aveva il sapore di una torta di ciliege, di ananas, di gelato alla vaniglia, di pollo arrosto, di panini freschi, di tutto insieme. Che bonta`! In men che non si dica, la bottiglietta fu vuotata.
"Che sensazione strana! - si disse ad un tratto Alice - Mi pare proprio di accorciarmi come un telescopio!".
Ed era proprio cosi`. Era diventata piccina, piccina, alta non piu` di una spanna. Ne fu felice perche` cosi` avrebbe potuto entrare in quel meraviglioso giardino. Pero` volle aspettare ancora un momento. Si disse:"Se divento ancora piu` piccola, puo` capitare che mi spenga, come la fiamma di una candela. E allora che ne sara` di me?". A questo pensiero sentiva accapponarsi la pelle.
Ma, dopo un po', visto che niente di straordinario capitava, decise di entrare nel giardino. Ma, ahime`, arrivata alla porticina si accorse di aver dimenticato sul tavolino la chiavetta d'oro. Allora ritorno` sui suoi passi. Pero` ora il tavolino era troppo alto per lei cosi` che non arrivava a prendere la chiave. Tento` di arrampicarsi su per le gambe del tavolo, ma non ci riusci`. Allora, stanca e sfiduciata, si sedette sul pavimento e si mise a piangere.
"Smettila di piangere, - disse con forza a se stessa - e` inutile. Ti consiglio di finirla, e subito anche!" I consigli che Alice era abituata a dare a se stessa erano in generale buoni (ma non sempre li seguiva...). A volte arrivava persino a sgridare se stessa sul serio. Aveva tentato nientemeno che di darsi uno scapaccione una volta che aveva barato al croquet. Era una strana bambina e si divertiva un mondo a far finta di essere due persone diverse. "Ma adesso non mi serve il far finta di essere in due. Quello che rimane di me, cosi` piccina, basta appena per una persona come si deve!”.
Ad un tratto il suo sguardo cadde su di una scatolina di vetro che si trovava sotto il tavolino. L'apri` e vi trovo` una tortina con le uvette e la scritta:"Mangiami!". "Certo che mangero` questa torta: se mi fara` diventare grande, potro` prendere la chiave che sta sul tavolino; se mi fara` diventare ancora piu` piccina potro` sgattaiolare sotto la porticina. In un modo o nell'altro, o grande o piccina, entrero` nel giardino."
Mangio` dunque un boccone della torta chiedendosi preoccupata:"Ma cresco o divento ancora piu` piccola?". E cosi` dicendo metteva la manina sulla testa per constatare se cambiava statura. Ma, con sua meraviglia, non ci fu nessun cambiamento. Purtroppo, per un po' di torta, non succede niente di straordinario. Ma Alice era ormai cosi` abituata alle cose straordinarie che quelle ordinarie le sembravano noiose e stupide addirittura.
Allora continuo` a mangiarsi la torta finche` non ne rimase piu` nemmeno una briciola.

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