giovedì 12 febbraio 2009

Sonata per pianoforte n.8 OP 13 Ludwing van Beethoven



La Sonata per pianoforte n. 8 Op. 13 di Ludwig van Beethoven è anche nota con il titolo di Patetica. Questo appellativo non fu coniato da Beethoven, bensì dal suo editore per motivi commerciali (come nel caso della celebre sonata "Chiaro di luna"). Il compositore tuttavia lo riconoscerà come esatto riferendosi al termine "patetico" come lo intendeva il poeta Friedrich Schiller.
Composta negli anni 1798 e 1799 e pubblicata per la prima volta da Eder nel dicembre del 1799 con dedica al principe Karl von Lichnowsky, quest'opera segna un punto di svolta per la musica di Beethoven.
Struttura
L'Op. 13 è suddivisa in tre movimenti:
Grave - Allegro di molto e con brio
Adagio antabile (in La bemolle maggiore)
Rondò: Allegro

Analisi armonica del I movimento

La struttura della sonata è finalizzata a concentrare la maggior carica espressiva nel primo dei tre movimenti (Allegro di molto e con brio). Esso, solitamente in forma sonata, è organizzato in modo da esaltare il tessuto musicale e il materiale tematico presente. Consiste in tre sezioni: esposizione, sviluppo e ripresa ma non di rado troviamo anche un'introduzione iniziale, esattamente come in quest'opera.
La sonata Patetica è caratterizzata da una forte unicità tematica, grazie alle "cellule tematiche" che fungono da legame tra le varie parti e tra i movimenti:
il nucleo tematico del grave (battuta 5) si presenta nell'elaborazione (batt. 146);
il secondo tema (battute 52-53) si presenta nell'incipit del rondò (batt. 1-2 del terzo movimento).
I ponti modulanti sono creati dalle frasi del primo tema.

Introduzione ed esposizione
L'introduzione (batt. 1-10) è caratterizzata da una forte instabilità tonale, accentuata in questo caso dal profilo ritmico irregolare e dall'indicazione Grave, che preclude un'intonazione solenne. Da Charles Rosen leggiamo: «Ritmicamente si può definire come un levare su grande scala». I collegamenti interni sono tutti basati sull'accordo del VII grado diminuito (vedremo come questo accordo della quinta specie sarà largamente usato per la maggior parte di tutto il primo movimento).
Al Grave introduttivo fa seguito l'esposizione (batt. 11-132), in cui compare subito il "primo tema" (batt. 11-34), formato in questo caso da un periodo regolare di otto battute, ripetuto due volte.
Oltre ad essere un elemento unico perché caratterizza una sonata rispetto alle altre, il primo tema ha lo scopo di definire e chiarire la tonalità d'impianto (Do minore) attraverso l'uso della triade di tonica e dei gradi strutturali della tonalità stessa.
Possiamo paragonare la prima frase (batt. 11-15) della Patetica con la prima frase (batt. 1-5) della sonata n. 12 K 332 di Wolfgang Amadeus Mozart:
Entrambe le frasi sono costruite su un pedale di tonica;
Utilizzano la dominante secondaria per raggiungere il IV grado con la funzione di rafforzare l'immediato ritorno in tonica.
La forza tensiva del tema della Patetica è maggiore rispetto a quella della K 332, a causa di una maggiore densità armonica. Beethoven conclude con una cadenza IV - V - I, a differenza di Mozart che usa una cadenza plagale IV - I.
Il cosiddetto ponte modulante (batt. 35-51) è così definito per il suo scopo di collegare il primo tema al secondo, modulando dalla tonalità d'impianto a quella del contrapposto. È perciò caratterizzato da instabilità tonale che, nel caso dell'Op. 13, deriva dall'accordo diminuito nella progressione.
L'accordo di chiusura del secondo ponte modulante è di sesta eccedente italiana, accentuando maggiormente il carattere tensivo della composizione.
Giungiamo ora al "secondo tema" (batt. 51-88), formato da due periodi di otto battute ciascuno, a loro volta composti da due frasi. Da battuta 67 a 88 possiamo notare un trattamento sviluppativo del tema.
La caratteristica di questo secondo tema è data dall'uso dell'armonia in modo fluido, evitando cadenze forti con il basso e rendendo così scorrevole l'accompagnamento. Il secondo tema, presenta un carattere più melodico ed espressivo rispetto al primo – pur rimanendo nella stessa graduazione di colore – spostandosi alla modo minore.

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