mercoledì 11 febbraio 2009

Col. Claus Schenk von Stauffenberg
























"E' ora che si faccia qualcosa. Ma colui che oserà agire deve rendersi conto che entrerà probabilmente nella storia tedesca con il marchio del traditore. Se tuttavia rinuncerà ad agire, si ritroverà ad essere un traditore davanti alla propria coscienza"
(Col. Claus Schenk von Stauffenberg)


In quell'estate del 1944, a mezzogiorno e quarantadue minuti del 20 luglio, il colonnello Claus von Stauffenberg avrebbe forse potuto dare una svolta alla seconda guerra mondiale, un diverso futuro immediato per le sorti della Germania, salvare qualche milione di vite umane, riscattare l'onore della sua patria. Intanto i soldati tedeschi, in piena disfatta, sognavano, ignari, più che mai Lala Anderson, la voce roca e dolente di Lilli Marlen che si diffondeva nell'etere, quella canzone che era un inno all'amore in tempo di guerra; Lilli timida ed erotica insieme, voce di inconsueta dolcezza, languida, nostalgica, tenera.
"Vor del kaserme/ vor dem grossren Tor/ standeine Lanterne/ und stehet sie noch davor..." (Davanti alla caserma/ davanti al grande portone/ c'è una lanterna/ e sta ancora lì/ e io anche staserasono qui/ sempre ad aspettar... )
Goebbels l'aveva fatto proibire quella canzone molle, malinconica e femminile, non consona allo spirito marziale dei soldati tedeschi, ma tutti, al tramonto, ogni sera si siedono per terra, in silenzio, e attendono Lei, il sospiro d'amore di Lillì Marlen, che si leva nell'etere. Anche Claus l'ascolta, guarda i suoi soldati e pensa che moriranno tutti se non si farà qualcosa al più presto, nessuno di essi rivedrà la propria Lilli Marlen. Scrive alla moglie: "Cara, devo fare qualcosa per salvare la Germania. Anche se il tentativo fosse destinato al fallimento, lo si deve compiere. La cosa importante è dimostrare al mondo e alla storia che il movimento di resistenza tedesco è esistito e che ha osato passare all'azione, a costo della vita". Parlava dell'operazione "Walchiria", che, come sappiamo, fallì. Com'erano falliti tanti altri tentavi di uccidere Hitler, come fallì la parvenza di una resistenza al nazismo, che qualcuno sostiene non esserci mai stata. Ma che altri dicono che ci fu ma ebbe un carattere totalmente diverso da quella dei paesi occupati dalla Wehrmacht. Non fu resistenza come guerra patriottica, guerra di classe, guerra civile, ma resistenza di carattere speculativo e altamente ideale, civile. Ad esempio Marlene Dietrich, l'Angelo Azzurro, la diva tedesca, che prese la cittadinanza americana e partecipò, poi, attivamente agli spettacoli di intrattenimento delle truppe americane. E poi Thomas Mann, il più grande scrittore tedesco di quel tempo, che visse in esilio, per non parlare di Albert Einstein, Adorno, Poppere, Cassirer, Schumpeter. Un esodo che privò la Germania dei suoi intelletti migliori. Ma ancheall'interno della Germania c'erano stati diversi movimenti di resistenza ad Hitler e al nazismo, a cominciare dai complotti di rivolta di una frangia dell'esercito tedesco, sia nel 1938 che nel 1939. C'erano gli adepti del Circolo di Kreisau che facevano capo al conte Helmut von Moltke, che volevano una profonda riforma morale del paese. E poi c'erano giovani ufficiali della Wehrmacht idealisti romantici, radunati attorno al conte von Stauffenberg, von Tresckow e Olbricht, che vedevano nell'azione immediata dell'uccisione di Hitler, l'unico vero obiettivo che avrebbe consentito al popolo tedesco di riscattarsi agli occhi del mondo e della storia.
Si trattava di un èlite della società tedesca, mancavano gli strati sociali numericamente più ampi, non c'era la sinistra e la classe operaia che mai avrebbe accettato di colloraborare con la nobiltà prussiana per abbattere Hitler, ma non c'era neanche la borghesia, non c'era la classe imprenditoriale e il popolo tedesco, nella sua generalità, sembrava narcotizzato dal nazismo, paralizzato, soggiogato da Hitler. Dirà con molta saggezza e verità il pastore protestante Martin Niemoller: "Quando i nazisti presero i comunisti, non ho aperto bocca: non ero mica comunista io. Quando presero i cattolici non ho protestato: non ero mica cattolico io. Quando rinchiusero gli ebrei non ho protestato: non era mica ebreo io. Quando hanno preso me, non c'era più nessuno che potesse protestare. "Oltre a quell'élite di cui parlavamo, ci furono anche gruppi di studenti e intellettuali di alcune Università tedesche che tentarono di opporsi al nazismo. Il più famoso è rimasto il il gruppo della "Rosa Bianca", fondato dai fratelli Hans e Sophie Scholl, dell'università di Monaco. I giovani studenti svolsero una intensa attività sotterranea propagandistica ispirata a ideali etico religiosi tra il maggio del 1942 e il febbraio del 1943. Ma il movimento ebbe vita breve. Scoperti dalla Polizia, tutti i componenti del gruppo furono arrestati e decapitati nello stesso anno 1943. Ma torniamo alla mattina del 20 luglio 1944 e al più determinato dei congiurati del complotto per eliminare Hitler, che aveva assunto la denominazione "Walchiria", al conte Von Staunffeberg, raffinato intellettuale, ma anche valoroso militare. Claus aveva compiuto trentasette anni proprio il giorno della sua promozione a colonnello, e la nomina a capo di stato maggiore dell'Erasathzeer, l'esercito territoriale di riserva che era destinato, nei disegni degli oppositori del regime, a svolgere un ruolo importante in un eventuale colpo di stato. Discendeva da una nobile famiglia di eroi ed egli stesso aveva dimostrato di essere un valoroso combattente, battendosi con onore sia in Francia che in Polonia e infine in Russia. Alla patria aveva sacrificato un occhio, (anche se fu un incidente: la sua auto era andata a finire su una mina ed era saltata in aria causando la morte dell'autista e di un altro soldato. Lui se l'era cavata con la perdita di un occhio e molte altre ferite). Nei paesi dell'Urss Stauffenberg cominciò a dubitare di Hitler e del suo regime, a causa delle efferatezze delle SS ai danni delle popolazioni, torture davvero disumane e spesso immotivate, cosa indegne dell'uomo. Con la menomazione (aveva anche difficoltà a muoversi con la gamba sinistra e il braccio destro era praticamente immobilizzato, anche la mano era priva di due dita) la moglie Frida pensò che potesse lasciare il servizio e tornare a casa. Ma lui - proprio perchè aveva maturato la convinzione della necessità di sopprimere Hitler - fece di tutto per tornare in servizio, fino ad ottenere l'incarico che desiderava, che gli consentiva di avvicinare indisturbato Hitler.
Quel giorno era stato ammesso alla presenza del Fuhrer. Portava con se' la borsa e dentro la bomba (aveva imparato ad azionarle, le bombe, nonostante le sole tre dita della mano). Entrò nella ben protetta casamatta delle riunione, Lagebaracke, e azionò il congegno che avrebbe fatto esplodere la bomba entro dieci minuti. Nel prendere posto di fronte a Hitler, fece scivolare la borsa sotto il tavolodelle conferenze spingendola avanti con un piede. Dopo qualche minuto uscì disinvoltamente dalla sala, mentre il generale Keitel lo rincorreva per dirgli che di lì a poco sarebbe spettato a lui prendere la parola. Ma proprio in quel momento si verificò l'immane deflagrazione. Erano le 12, 42.... Era certissimo che per Hitler non ci sarebbe stato scampo... S'allontanò e con un altro congiurato cominciò a tagliare le comunicazioni telefoniche tra Rastenburg e l'esterno, subito dopo aver annunciato che l'Operazione Walchiria aveva avuto successo... Come sappiamo, le cose andarono diversamente. Hitler uscì praticamente illeso dalla baracca (pare che casualmente, non volendo , con un calcio qualcuno avesse allontanato la borsa di Von Stauffenberg , o forse Hitler s'allontanò dal posto in cui si trovava, tra l'altro la baracca si mostrò davvero fragile e non favorì l'azione di compressione della bomba). Ma sentiamo la testimonianza di un sopravvissuto: "Ci fu una grande fiammata e una nube di fumo si alzò dalla baracca dove si tenevano, presente il Fuhrer, le quotidiane riunioni dello Stato Maggiore tedesco (quando avviene lo scoppio la riunione era iniziata da pochi minuti). Sentii subito i lamenti dei feriti (alcuni erano stati proiettati fuori dalle finestre aperte) e le invocazioni di aiuto; altri giacevano ormai senza vita. E Hitler dov'era, che fine aveva fatto? Era rimasto ferito ma in maniera molto lieve. Era sotto shock (la sua prima reazione fu: "I miei calzoninuovi...!"), ma a parte il viso annerito, i capelli arruffati e i calzoni a brandelli e qualche escoriazione, era del tutto incolume al punto che qualche ora dopo, alle 16, ricevette la visita di Mussolini. Non ci volle molto a classificare l'episodio come un attentato alla vita di Hitler: si trattava ora di smascherare l'autore, o gli autori, che non potevano essere lontani, anzi dovevano essere sicuramente ricercati tra coloro che avevano partecipato alla riunione. A parte i morti, mancava all'appello un giovane colonnello, il conte Claus Schenk von Stauffenberg (che in un primo tempo venne creduto tra i feriti ricoverati in ospedale) ed è su di lui che si appuntarono i primi sospetti degli investigatori, che era uscito dalla stanza dove si teneva la riunione qualche minuto prima dello scoppio. I sospetti ben presto, dopo la testimonianza di alcuni ufficiali e soldati delle SS di guardia a Rastenburg, divennero certezza: l'attentatore non poteva essere che lui, che fu impiccato assieme a tutti i cospiratori. «Voglio che siano impiccati, appesi come bestiame a ganci da macello», aveva ordinato Hitler. E tra i congiurati c'erano nomi illustri, c'era anche il generale Rommel, la volpe del deserto. Ma - ci si chiede - sarebbe servito veramente a qualcosa sopprimere Hitler per dare un altro "volto" alla Germania, che - secondo alcuni - ha la "vergogna" di non aver avuto una vera sua "resistenza", resistenza che, ad esempio, ha salvato la faccia alla nostra Italia che certamente non si era distinta durante la guerra? Ad esempio Gunther Grass disse:"Se noi tedeschi avessimo avuto anche una parvenza di resistenza, ci vergogneremmo un po' meno di quel tristo periodo della storia".
Con la morte di Hitler ci sarebbe stato un po' di riscatto per il popolo tedesco? "Non so - risponde Cinzia da Boston - se ci siano paesi "riscattati". Lo dubito. Emerson nel suo saggio sulla politica diceva "every actual country is corrupt", ogni paese reale e' corrotto. Una specie di peccato originale nazionale, come quello individuale. E poi chi dice che la Germania non abbia avuto una resistenza? E' tutto da vedere, io credo che l'abbia avuta una resistenza. Qualita' o quantita'? Va' da se' che un "esercito irregolare" come quello della Resistenza per sua natura non sia quantificabile. E che per "riscattarsi", i suoi numeri e la sua importanza militare lieviti nel tempo, con molti coscritti e volontari post-bellum. E se ci fosse stato solo Stauffenberg in Germania come Resistente (e non e' vero, abbiamo visto che ce ne sono stati molti altri, anche se sempre una ristretta èlite), per me anche quella sarebbe stata una vera Resistenza. Ancora una volta Adolf Hitler era uscito indenne e miracolato dall'appuntamento con la morte. Anche stavolta, come scrisse alla sua amante Eva Braun, attribuì il fallimento dell'attentato alla provvidenza, e considerò la sua salvezza come il chiaro segno di un destino che avrebbe consentito al grande reich millenario, di ribaltare la drammatica situazione militare e di ottenere la tanto sperata vittoria; il fuhrer infatti, memore dei miracolosi episodi che anche in passato, gli avevano consentito, incredibilmente, di sopravvivere, si considerava come un predestinato, investito di una missione da compiere e per questo invulnerabile ad ogni tentativo di soppressione. A mezzanotte dello stesso giorno 20 luglio 1944 , - scrive Umberto Stefani -nel cortile del Ministero della Guerra furono fucilati Stauffenberg e altri congiurati. Altri si suicidarono o furono invitati a farlo, come Rimmel. Goerdeler e Tresckow furono arrestati e impiccati. La vendetta fu estesa anche ai familiari della sparuta pattuglia di oppositori.
Così si consumò l'atto finale dell'ultima congiura contro il dittatore nazista. E le vittime principali del fallimento, oltre ai personaggi direttamente interessati, furono ancora una volta i popoli coinvolti nel conflitto. Soprattutto quello tedesco. La sopravvivenza di Hitler costò la vita a più di quattro milioni e mezzo di tedeschi negliultimi nove mesi di guerra". Se la resistenza interna al nazismo può definirsi inconcludente e confusa nei suoi propositi, sul piano morale - dice Stifani - sono d'accordo con Cinzia da Boston, per me è valsa quanto un successo. Il sangue versato dai giovani studenti della Rosa Bianca, da Stauffenberg e dai cospiratori radunati attorni a lui servì a dimostrare, più del processo di Norimberga, imposto dalle potenze vincitrici ad una Germania sconfitta, che un barlume di coscienza civile era pronto a rinascere sulle ceneri del Terzo Reich. In realtà l'evolversi degli eventi ha dimostrato come l'azione di Stauffenberg e degli altri attentatori ebbe soltanto l'effetto di prolungare la straziante agonia del popolo tedesco e di regalare ad un fuhrer ormai spento e malato, la macabra gioia di un'agghiacciate repressione e di un'ascia di sangue che contraddistinse il nazional-socialismo, ancora più crudelmente, nelle drammatiche fasi della sua progressiva distruzione

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