mercoledì 7 novembre 2007

Niccolò Paganini









Niccolò Paganini







NiccolòPaganini(o Nicolò) (Genova, 27 ottobre 1782Nizza, 27 maggio 1840) è stato un violinista e compositore italiano.
Continuatore della scuola italiana di Pietro Antonio Locatelli e di Gaetano Pugnani, è considerato uno fra i maggiori violinisti dell'Ottocento, sia per la padronanza dello strumento, sia per le innovazioni apportate in particolare allo staccato e al pizzicato.
La sua attività di compositore fu legata a quella di esecutore, in quanto trovava innaturale eseguire musiche sulle quali non aveva un completo controllo.
Ebbe vita movimentata e sregolata nella quale, oltre ai 600 concerti che tenne con grande successo in tutta Europa, ebbero molto peso anche le sue avventure amorose e la sua passione per il gioco d'azzardo.I suoi capolavori sono i pezzi per solo violino, ed in particolare i 24 Capricci (1817), anche se compose numerosi brani per violino e orchestra tra cui 6 concerti e diversi pezzi per chitarra sola o in duetto, terzetto e quartetto, compose anche per il mandolino
1 Biografia
1.1 L'infanzia
1.2 L'esordio
1.3 Il Cannone
1.4 In giro per l'Italia
1.5 Riconoscimento ufficiale
1.6 La malattia
2 Morte ed oltre
3 L'attività compositiva
4 Paganini non ripete
5 Le vicende delle opere di Paganini
6 Premio Paganini
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
Biografia [modifica]
L'infanzia [modificNato a Genova, quarto di sei figli, da una famiglia originaria di Carro (SP), il padre Antonio faceva imballaggi al porto ed era appassionato di musica. La madre si chiamava Teresa Bocciardo. Fin dalla più giovane età Niccolò apprese dal padre, le prime nozioni di musica sul mandolino, e in seguito nel 1792 fu indirizzato allo studio del violino presso un tale Giovanni Cervetto (o Servetto); 2 anni dopo studia con Giacomo Costa.
Si dice che il padre, dilettante di violino, lo costringesse a stare ore ed ore in cantina a studiare musica.

L'esordio [modifica]
All'età di 12 anni il giovane Niccolò si faceva ascoltare nelle chiese di Genova, e per poter pagare un miglior maestro di violino nel 1795 il padre gli fece dare un concerto. Questa accademia fu data a proprio esclusivo beneficio presso il teatro di Sant'Agostino, eseguendo le sue 14 variazioni sull’aria piemontese "La Carmagnola", per chitarra e violino. Nel 1796 il padre lo condusse a Parma per un'audizione dal maestro Alessandro Rolla che ascoltatolo lo indirizzò dal contrappuntista Gasparo Ghiretti a prendere lezioni di composizione.

Il Cannone [modifica]
I commercianti Livron e Hamelin ottennero il permesso di edificare un teatro a Livorno. Per la sua inaugurazione nel 1802, Livron invita Paganini facendogli dono di un violino, il Guarnieri del Gesù del 1742.Questo strumento fu il violino più amato da Paganini, che lo chiamava il "mio cannone violino". Fu da lui lasciato per testamento alla città di Genova dove tuttora viene utilizzato in occasioni speciali, ma solamente da violinisti che abbiano ottenuto precedentemente il permesso in base alle loro capacità.

In giro per l'Italia [modifica]
Diede concerti nell’Italia Settentrionale e in Toscana. Raggiunta una portentosa abilità, ritornò in Toscana, ove ottenne le più clamorose accoglienze.
Nel 1801, all’età di 19 anni, interruppe la propria attività di concertista, forse per amore di una ricca signora e si dedicò all'agricoltura e allo studio della chitarra.In breve tempo diventò virtuoso anche di chitarra e scrisse molte sonate, variazioni, e concerti non pubblicati; insoddisfatto, si mise a scrivere sonate per violino e chitarra, trii, quartetti in unione agli strumenti ad arco.
Paganini scriveva per chitarra a sei corde, strumento che in quel periodo soppiantò la chitarra "spagnola" a nove corde (quattro doppie e una singola nella parte alta detta cantino), il che spiega il suo estro negli scoppiettanti pizzicati sul violino.Alla fine del 1804, all’età di 22 anni, riapparve a Genova, ma tornò a Lucca l'anno successivo dove accettò il posto di primo violino solista alla corte della principessa Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone. Quando la corte si trasferì a Firenze nel 1809, Paganini la seguì ma per un banale incidente se ne allontanò e non volle più tornarvi, malgrado i numerosi inviti.
A Torino fu la volta di un'altra sorella di Napoleone, Paolina Borghese che nel castello di Stupinigi, quando lo sentì suonare, lo portò in un paesino delle Alpi dove consumarono un ardente e fugace amoretto. Poi Lauretta, Tadea Pratolongo, Marina Banti, Caterina Banchieri. Seguirono avventure con ragazze di taverna, con perdite notevoli al gioco, probabilmente, dato le compagnie che frequentava, contro bari di professione e con disavventure giudiziarie. In questo periodo contrasse verosimilmente la malattia luetica. Ciò che contribuì a rendere la sua figura enigmatica, alle quale i posteri poi, cercando di riabilitarlo, diedero un'impronta romantica.
Ad una visione psicologica moderna, i suoi alti e bassi d'umore, la sua avarizia ripugnante alternata a momenti di estrema generosità e filantropia, la sua ingenua sincerità alternata a furbeschi calcoli interessati, o il carattere a volte giudicato simpatico, altre isterico, i giorni di studio esasperato e snervante, seguiti da giorni di ozio più profondo, non sono altro che la conferma di un'alterazione dell'umore in senso depressivo, con punte maniacali.
Il genio di Paganini riuscì a trasformare anche la malattia più insana, come questa, in musica, nella quale la malattia perdeva la sua capacità distruttiva e veniva sublimata, lasciando stupefatti e attoniti gli spettatori. Questa può essere la probabile spiegazione scientifica di quello che i contemporanei giudicavano come qualcosa di demoniaco.

Riconoscimento ufficiale [modifica]
Nella sua vita, Paganini percorse l’Italia tre volte, facendosi applaudire in numerose città. La prima di queste fu Milano, dove era particolarmente amato, nel 1813, a 31 anni; il 29 ottobre, al Teatro Carcano, i critici lo acclamarono primo violinista al mondo. Qui nel giro di diversi anni diede 37 concerti, in parte alla Scala e in parte al Carcano.
Nel marzo 1816 trionfò nella sfida lanciatagli da Ch. Lafont e due anni dopo ripeté il trionfo in confronto con Lipinski. Strinse amicizia con Rossini e con Louis Spohr.
Nell'aprile del 1819, a 37 anni suonò a Roma, suscitando una tale impressione che il principe Klemens von Metternich lo invitò a Vienna, ma le condizioni di salute, fin da allora precarie, gli impedirono di accettare.
Andò al Sud, a Palermo, dove nel 1825, vide la luce Achille, il figlio avuto con una cantante Antonia Bianchi conosciuta a Como l'anno precedente. Paganini volle così bene a questo figlio illegittimo che per averlo, molti anni dopo la separazione con Antonia, dovette acquistarlo per 2000 scudi dalla madre e poi farselo riconoscere, manipolando le sue conoscenze altolocate.
Nel 1828 finalmente andò a Vienna, dove le lodi ai suoi concerti furono unanimi. L'Imperatore Francesco I lo nominò suo virtuoso di camera.
Dopo aver dato 14 concerti a Vienna, si recò a Praga dove sorsero aspre discussioni sul suo valore.
Tra il gennaio 1829 e il febbraio 1831 Paganini percorre in lungo e in largo la Germania esibendosi in numerosissimi concerti, tutti accuratamente registrati nella celebre Agenda Rossa e nel Libro Mastro dei Conti. Nel 1829 visita anche la Polonia in occasione dell'Incoronazione dello Zar Nicola I a re di Polonia (24 maggio 1829).
Nel 1831 arrivò finalmente a Parigi, la città della musica dell'epoca dove ogni musicista veniva realmente consacrato alla fama europea.
Compose anche dal 1817 al 1830 sei concerti per violino e orchestra (famosissimo il finale del secondo detto La Campanella); ritornato a Genova nel 1834, una sonata per la grande viola variazioni su temi di Süssmayr e Rossini, serenate, notturni, tarantelle.

La malattia [modifica]
Il 1834 segna l'inizio dei sintomi più eclatanti di una malattia polmonare all'epoca non diagnosticata, segnata da accessi di tosse incoercibile, che duravano anche un'ora, che gli impedivano di dare concerti, che lo spossavano in maniera debilitante, per la quale furono interpellati almeno venti fra i medici più famosi d'Europa ma che nessuno riuscì a curare né a migliorare minimamente.Il dottor Sito Borda, pensionato dell'Ateneo di Pavia, finalmente pose la diagnosi di tubercolosi ma pretendeva di curarlo con latte d'asina. Solo in seguito propose medicamenti mercuriali e sedativi della tosse dell'epoca, con pochi risultati e grossi effetti collaterali.
Questa diagnosi, ad un esame posteriore moderno, risulta errata, perché il figlio Achille non si ammalò mai di tubercolosi, malgrado lo stretto contatto con la tosse del padre; i disturbi alla gola si presentarono molto tempo prima che insorgesse la laringite vera e propria; la necrosi dell'osso mascellare depone più verosimilmente per una gomma luetica che non per una tubercolosi. Comunque la reazione di Paganini alla malattia fu molto dignitosa e composta. Malgrado non avesse una buona opinione dei medici, dato che non erano riusciti a curarlo, si rivolgeva sempre con fiducia a qualcun altro, sperando di trovare un medico che potesse aiutarlo. Nonostante la difficoltà in cui si trovava, non si abbandonò mai alla disperazione e bisogna riconoscere che in questi estremi frangenti dimostrò una gran forza d'animo. Perciò, le manifestazioni maniaco depressive della giovinezza sembrano essere dovute più alle nottate insonni di quei tempi che ad una malattia psichiatrica endogena.Avendo verosimilmente una gomma luetica laringea, dagli sforzi della tosse non poteva più parlare e diventò completamente afono. Gli faceva da interprete il figlioletto Achille di 15 anni, che si era abituato a leggere le parole sulle sue labbra e, quando anche questo non fu più possibile, si mise a scrivere su biglietti che, rimasti, sono stati sottoposti ad esame grafologico. Da questo si può dedurre che il rapporto fra Niccolò e Achille fu buono, tanto che Achille, diventato adulto, cercò di dare continuità all'opera del padre, continuando a riordinare e a pubblicare le opere del padre; la sua venerazione si nota al punto che perfino i nipoti, che non avevano conosciuto il nonno Niccolò, capiscono e riconoscono l’importanza del nonno, ossia Achille riesce a tramandargli il lavoro del padre, al punto che i suoi figli, quando muore, venuti in possesso dell'intera opera paganiniana, decideranno di regalarla allo Stato, e solo dopo un rifiuto metteranno l'opera all'asta.
Morte ed oltre [modifica]
Paganini, dunque, morì il 27 maggio 1840. A causa delle voci sul suo conto e della sua cattiva reputazione (dovuta soprattutto alla vita che conduceva, apparentemente "irreligiosa" ), il vescovo di Nizza ne vietò la sepoltura in terra consacrata. Il suo corpo fu imbalsamato e conservato (inizialmente a bara aperta) nella cantina della casa dov'era morto. Dopo vari spostamenti, solo negli anni trenta la Chiesa ne autorizzò la sepoltura, che avvenne nel cimitero di Parma dove riposa tuttora in una tomba sempre provista di fiori freschi e dove attrae molti turisti
L'attività compositiva [modifica]
Le sue composizioni erano funzionali alla sua attività di concertista virtuoso (il suo uso dell'orchestra viene giudicato corretto e senza sorprese), il suo stile originale e la ricchezza delle sue sonorità influenzarono molti musicisti, fino ai giorni nostri.
I concerti per violino e orchestra presentano quella genialità di cui si parlava, che in Romania ma non solo in quel paese, fu scambiato per un eccessivo virtuosismo, un esibizionismo esagerato, le serie di accordi, di difficile impostazione, i trilli, i salti di registro, dal più basso al più eccessivamente acuto, sono dovuti anche al fatto che Paganini, per questioni economiche, voleva essere l’unico in grado di suonare la musica che scriveva, in modo da non dividere con nessuno, quello che sapeva fare.Il risvolto positivo di quest’impostazione egoistica è che volendo mantenere il segreto, consegnava la partitura al direttore d’orchestra solo qualche ora prima dell'esecuzione: affinché questi potesse studiare il brano in poco tempo, doveva limitarsi ad un’orchestrazione armonica e facile da interpretare, da potersi leggere quasi a prima vista. Poi, negli assolo di violino il concerto veniva esaltato e ne nasceva un capolavoro, facile e armonico per l’orchestra e estroso e difficilissimo da copiare per il solista. Come esempio di questo tipo di musica, il Primo e il Secondo concerto, quest'ultimo che contiene un capolavoro insuperato, detto la Campanella, che venne trascritto per pianoforte da Franz Liszt.
I 24 Capricci di Paganini sono la somma dell’arte, il condensato della sua eccelsa bravura, una scuola di tecnica violinistica che forse il Maestro voleva usare come base per fondare un insegnamento nel momento in cui si accorse che, non potendo più suonare, non aveva più reddito. Pensando alla sua morte, forse volle lasciare finalmente i suoi segreti a degli allievi promettenti.Qui si trovano codificate tutte le sue acquisizioni da funambolo del violino; esse sono talmente eccelse che ascoltandole, una persona che non ha una conoscenza specifica dello strumento non si rende conto delle posizioni che le mani devono assumere per produrre certi effetti, sembra anzi che tutto scorra tranquillamente, dando un impressione sonora gradevole e orecchiabile.
L'elenco dei compositori che ripresero suoi temi è molto ampio (oltre 150), i principali sono stati: Franz Liszt, Robert Schumann, Frédéric Chopin, Johannes Brahms, Sergei Rachmaninov, Witold Lutoslawski, George Rochberg, Andrew Lloyd Webber, Darius Milhaud, Alfredo Casella, Luigi Dallapiccola, Marcello Abbado e Franz Lehár. Quest'ultimo compose l'operetta "Paganini" in cui si narrano le avventure avute presso la corte di Lucca con la moglie di Felice Baciocchi, Elisa Bonaparte sorella di Napoleone.
Paganini non ripete [modifica]
Paganini non replica
Questo detto popolare ebbe origine nel febbraio del 1818 al Teatro Carignano di Torino, quando un importante personaggio, dopo aver assistito ad un concerto di Paganini, fece pregare il maestro di ripetere un brano.
Paganini, che amava improvvisare molto di quello che suonava e alcune volte si lesionava i polpastrelli, gli fece rispondere "Paganini non ripete". Per questo motivo gli fu tolto il permesso di eseguire un terzo concerto in programma.
In seguito a questo annullò i concerti che doveva ancora tenere a Vercelli ed Alessandria. In due lettere inviate all'amico avvocato Germi scrisse: "La mia costellazione in questo cielo è contraria. Per non aver potuto replicare a richiesta le variazioni della seconda Accademia, il Sig. Governatore ha creduto bene sospendermi la terza..." (il 25 febbraio 1818) e poi "In questo regno, il mio violino spero di non farlo più sentire" (l'11 marzo dello stesso anno).
Ma si contraddisse nel 1836 quando tornò a suonare proprio a Torino per ringraziare Carlo Alberto per la concessione di legittimazione del figlio Achille.
Da allora la vulgata "Paganini non ripete" viene usata per rifiutarsi di ripetere un gesto o una frase.
Le vicende delle opere di Paganini [modifica]
Negli anni 50 dell'ottocento Schubert di Amburgo, Ricordi e Schott pubblicano alcuni titoli. Il resto giace inedito a casa di Achille non avendo trovato altri editori.
Poi tutto tacque finché nel 1908 gli eredi di Achille Paganini decisero di vendere allo Stato la collezione dei manoscritti inediti. La commissione governativa incaricata di esaminare i manoscritti diede parere negativo, così non vennero acquistati.
Nel 1910 i manoscritti vennero acquistati all'asta da tale Leo Olschki che rivendette al collezionista di Colonia Wilhelm Heyer per il suo museo e divennero di fatto inconsultabili. L'asta comprendeva tutti i manoscritti tranne i 3 residui concerti per violino e orchestra dei 5 allora conosciuti.
Alcuni manoscritti facenti o non facenti parte dell'asta furono stampati nei primi decenni del secolo. Nel 1922 la Universal Edition di Vienna diede alla stampe alcuni pezzi per violino e pianoforte. L'editore Zimmermann di Francoforte sul Meno nel 1925 stampò 26 composizioni per chitarra sola. Nel 1926 un'altra asta assegnò i manoscritti a Fritz Reuther un collezionista di Mannheim. Nel 1935 tocca a Schott e nel 1940 a Ricordi.
Sempre Schott, nel 1952, estraendoli dalla collezione Reuter pubblica alcuni pezzi per violino e pianoforte. Zimmermann nel 1955 mandò in stampa importanti composizioni cameristiche tratte dalla collezione postuma. Alcune cose furono pubblicate in Germania e Spagna nel 1956/57.
Nel 1970 e 1971 la Bèrben di Ancona pubblica alcuni inediti per violino e per chitarra. Finalmente nel 1971 il governo italiano acquistò i 90 manoscritti e dal 1972 l'Istituto Italiano per la Storia della Musica ha iniziato (con notevole lentezza) la pubblicazione degli inediti. Ora si trovano presso la Biblioteca Casanatense di Roma.
All'inizio degli anni 90 del XX secolo fu ritrovato l'archivio del violinista e compositore Camillo Sivori in cui sono presenti 23 composizioni paganiniane, di alcune delle quali non si sospettava l'esistenza.
Su incarico del comune di Genova le prof. Maria Rosa Moretti e Anna Sorrento nel 1982 stilarono il "Catalogo tematico delle musiche di Niccolò Paganini" da qui la dicitura "M.S." assegnata ufficialmente alle sue opere.
Attualmente il catalogo supera i 130 numeri d'opera.

Premio Paganini [modifica]
Per promuovere l'attività concertistica dei violinisti debuttanti, dal 1954 per 49 edizioni si è svolto annualmente (ora solo negli anni pari) a Genova, nel mese di Ottobre, presso il Teatro Carlo Felice, il Premio Paganini.Il concorso, di notevole difficoltà, è articolato in 3 fasi e nelle prime 2 l'ingresso in teatro è libero ed è possibile ascoltare vari pezzi per violino solo, con accompagnamento di pianoforte e nella finale concerto con orchestra. I 6 finalisti vengono premiati e il 12 ottobre al vincitore è concesso l'onore di suonare "il Cannone", il famoso violino di Paganini

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