lunedì 5 novembre 2007

Artemisia Gentileschi - La storia dell'arte al femminile

Artemisia Gentileschi
Pittrice


Artemisia Gentileschi nasce a Roma l'otto luglio del 1593. E' la primogenita del pittore Orazio Gentileschi e di Prudentia Montone. Fin dall'infanzia fu istruita per diventare un'artista dimostrando subito una certa abilità verso la pittura, a cui incominciò a dedicarsi attorno al 1605. Poté guardare da vicino molte opere che si stavano sviluppando in quel momento: dalla Galleria Farnese affrescata da Annibale Carracci, alla chiesa di S.Luigi de Francesi dove stava lavorando Caravaggio, alla chiesa di S.Maria del Popolo, dove si stavano elaborando gli affreschi di Guido Reni e del Domenichino. Ma a quei tempi per una ragazza il sogno di una carriera artistica era fortemente ostacolata. Tuttavia Artemisia Gentileschi non si arrese. Seguendo e lavorando insieme al padre ebbe modo di conoscere diversi pittori, tra cui Caravaggio e il nipote di Michelangelo. Due punti di riferimento per determinare il carattere della sua pittura, insieme all'idealismo toscano, al realismo romano e al naturalismo chiaroscurale dello stesso Caravaggio. La sua prima tela, 'Susanna e i Vecchioni' 1610, è dipinta con uno stile molto naturale. Le gesta dei personaggi sono forti, le espressioni sono realistiche. Un dipinto che mostra la conoscenza dell'anatomia umana, dei colori, del pennello, e della struttura compositiva del quadro. Nell'estate del 1611 Artemisia visitò in città alcune opere finalmente completate: Santa Maria Maggiore ed i suoi soffitti dipinti dal Cigoli e da Guido Reni, che furono incominciati nel 1605; San Pietro, e l'estensione della facciata voluta da Carlo Maderno; il Palazzo del Quirinale, dove il padre insieme a Giovanni Lanfranco, Carlo Saraceni e Agostino Tassi stava decorando la Sala Regia. Orazio e Tassi lavorarono insieme anche al 'Casinò delle Muse' [Palazzo Pallavicini-Rospigliosi, 1611-12], per l' affresco sulla volta del palazzo. E si suppone che Artemisia partecipò alla decorazione. Agostino Tassi era un pittore di paesaggi e di vedute marine, al quale Orazio affidò la figlia per insegnarle come costruire la prospettiva in pittura. Ma Tassi oltre alla prospettiva provò a iniziarla e alla fine riusci per approfittare della giovane Artemisia che in seguito dovette subire l'umiliazione di dover testimoniare al processo e di dimostrare la sua precedente verginità. E per l'epoca non essere sposata e non essere vergine corrispondeva in qualche modo ad una condanna sociale. Agostino Tassi all'inizio promise di riparare con un matrimonio ma in seguito dichiarò che la ragazza era inaffidabile sostenendo che era già stata con altri uomini. Dopo il processo Artemisia continuò a dipingere e incominciò a sviluppare uno stile più propriamente personale. Ed è in questo periodo che dipinge 'Giuditta che decapita Oloferne' che rappresenta una delle scene più violente della Bibbia e che probabilmente rispecchiò lo stato d'animo che la sconvolse durante il processo. Il realismo e il drammatico chiaroscuro richiama le opere precedenti di Rubens e di Caravaggio

Firenze 1614 - 1620 Il 29 novembre del 1612 Artemisia sposò un artista fiorentino, Pietro Antonio di Vincenzo Stiattesi. Un matrimonio che si celebrò un mese dopo la fine del processo. Entrambi frequentarono l'Accademia del Disegno, dove Artemisia divenne socio ufficiale nel 1616. Durante il soggiorno fiorentino ebbe il sostegno di diversi benefattori della città, tra cui la Famiglia Medici e la Famiglia Buonarroti, dal quale ricevette la commissione di completare un affresco all'interno della loro residenza. Le opere del periodo fiorentino le firmò con il soprannome di Lomi. All'Accademia intanto diventa amica di Galileo Galilei con il quale incomincia una fitta corrispondenza. Durante il soggiorno in Toscana realizzerà un'altra versione di Giuditta, dal titolo 'Giuditta e la sua governante' [Palazzo Pitti, 1612-13, mentre in seguito dipingerà 'L'allegoria dell'inclinazione' [Casa Buonarroti, 1615-16. L'ultima tela completata a Firenze è 'Giuditta che decapita Oloferne' [Uffizi, 1618/1620, E nel 1618 dette alla luce una bambina.

Genova Venezia e Roma 1620 - 1630 Nel 1620 Orazio Gentileschi partì per Genova per eseguire una nuova commissione e probabilmente Artemisia lo accompagnò. Qui la ragazza compone 'Lucrezia' [Palazzo Cattaneo Adorno, 1621] e 'Cleopatra' [Milano, Collezione Amedeo Morandotti, 1621]. A quel tempo Genova era una città mercantile di ricchi banchieri e così Artemisia non ebbe difficoltà a trovare degli acquirenti per le sue opere. E sarà durante il soggiorno genovese che incontrerà Anthony Van Dick; i due artisti si conobbero artisticamente ed è abbastanza probabile che si influenzeranno a vicenda. Artemisia ritorna a Roma nel 1622: lo testimonia il 'Ritratto del Condottiere', eseguito nel 1622. La donna rimarrà in città per diversi anni: il suo nome è menzionato nel censimento del 1624-26. In questo periodo visse a Via del Corso, in prossimità di Piazza del Popolo, insieme a due domestici e alla figlia, che in base ad alcuni documenti dovrebbe chiamarsi Prudentia o Palmira. Non ci sono più tracce del marito: probabilmente si è separata, ed intanto sta nascendo una nuova figlia, concepita con un Cavaliere dell'Ordine di Malta, come ci attesta la lettera a lui indirizzata nel 1649. Il secondo periodo artistico romano di Artemisia coincide con il pontificato di Urbano VIII° [1623-1644] e con un nuovo orientamento di stile e di gusti. E' il periodo che Gianlorenzo Bernini sta trasformando il volto della città e gli interni di San Pietro. Artemisia lavora su un'altra rappresentazione di Giuditta. La sua 'Giuditta e la domestica con la testa di Oloferne' [Detroit, Institute of Art, 162, è un esempio raffinato dello stile barocco caravaggesco sul quale Artemisia sta lavorando. Mentre 'Giuseppe e la moglie di Potiphar' [Fogg Art Museum, Cambridge, Usa, 1622] fu dipinto sempre durante questo periodo che fu particolarmente produttivo e gratificante. Una delle opere più conosciute e raffinate fu realizzata in questi anni: l'Autoritratto dell'allegoria della pittura, [Collection of Her Majesty the Queen, Kensington Palace, London, 1630, nel quale dimostrò la padronanza con la tempera ad olio disegnando lei stessa mentre sta dipingendo, circondata dagli strumenti della pittura; un autoritratto abbastanza insolito per i suoi tempi. L'opera fu acquistata da Re Charles I d'Inghilterra tra il 1639 e il 1649.
Napoli 1630-38 Dalle documentazioni del tempo sappiamo che Artemisia soggiornò a Napoli tra l'agosto del 1630 e il novembre del 1637. Una città che in quei tempi abbondava di lavoro e di committenti in cerca di artisti. Anche Caravaggio aveva soggiornato a Napoli, aprendo la strada per gli altri pittori che avrebbero voluto completare le opere della città. Qui Artemisia nel 1630 incontra Velazquez ed entrambi lavoreranno per la regina Maria d'Austria. Lo stesso anno Artemisia completa una grande tela d'altare che ha come tema l'Annunciazione; ed è la prima opera realizzata all'interno di una chiesa che conosciamo. Fu dipinta per la chiesa genovese della città, S.Giorgio de' Genovesi mentre la tela successiva che compose è 'Clio' [1632]

Inghilterra 1638-41 Nel 1638 Artemisia soggiornò a corte dei Re Charles I° e della regina Henrietta Maria. Charles I° era un collezionista d'arte e allo stesso tempo committente, ed aveva già raccolto una sorprendente galleria di capolavori che comprendeva opere di Tiziano, Raffaello, Mantegna, Correggio, Caravaggio e di altri artisti del Rinascimento. Artemisia rimase a corte per quasi tre anni ed in questa circostanza lavorò per la prima volta insieme al padre, che era arrivato in Inghilterra nel 1626 ed in seguito raggiunto dalla figlia per aiutarlo a dipingere il soffitto della Queen's House a Greenwich (ora a Marlborough House, London) che ha come tema 'L'allegoria della Pace e delle Arti sotto la Corona Inglese' [1638-39]. Orazio Gentileschi morirà il 7 febbraio del 1639. Nel 1642 in Inghilterra scoppiò quel conflitto tra le forze parlamentari e l'esercito del Re che avrebbe portato alla prima guerra civile inglese. Artemisia così tra il 1640 e il 1641 tornò a Napoli, dove rimase per il resto della sua vita.
Napoli 1642-52 Quest'ultimo periodo fu caratterizzato dal lavoro per conto di Don Antonio Rufo di Sicilia. Artemisia completò 'David e Bathsheba' [Museum of Art, Columbus, Ohio, 1640]. Anche il quadro che le è stato attribuito 'Lot le sue figlie' (Museum of Art, Toledo, Ohio, 1640) risale sempre a questa fase. Una delle sue ultime opere famose è la sua prima eroina femminile, 'Lucrezia' [Museo di Capodimonte, Napoli, 1642], che è sempre un'opera attribuita; il soggetto dimostra la passione di Artemisia per l'eroina al femminile, forte, abile e donna indipendente.
Artemisia Gentileschi morì nel 1653. Nonostante le sue capacità, la sua reputazione e la sua importanza, su di lei non è stato scritto molto. Ciò che rimane della sua vita e della sua esperienza artistica sono 34 dipinti e 28 lettere.

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