lunedì 22 ottobre 2007

Microcosmos



Che strano film star mai viste. Si accoppiano due coccinelle rossomaculate, due lumache di Borgogna argentee e scivolose. Nasce un bruco di farfalla, uscendo a poco a poco dal bozzolo trasparente il cui guscio subito gli serve da primo nutrimento. Muoiono le cavallette cadute nella tela del ragno. Microcosmos, più un documento che un documentario, esplora e contempla vita e morte degli esseri più minuscoli, gli insetti, con una visione più poetica che informativa o divulgativa. Sembra proporsi anche di mostrare quanto, contro ogni apparenza, i suoi protagonisti siano simili all'uomo, e ci riesce: osservati da vicino, da molto vicino, i minimi gesti, l'ingegnosità, la forza, la tenacia, la capacità di lavoro degli insetti risultano famigliari, antropomorfi. Il film diverso da tutti, presentato fuori concorso e premiato all'ultimo festival di Cannes, prodotto da Jacques Perrin con finanziamenti franco-svizzero-italiani, è stato accolto in Francia da un successo così grande da lasciar credere all'inizio d'un fenomeno, all'ingresso sul mercato di opere quasi sempre destinate alle trasmissioni televisive sul genere di Quark. Agli autori Claude Nuridsany e Marie Pennerou sono stati necessari anni di ricerche, due anni per progettare lo speciale equipaggiamento necessario a filmare all'altezza del piccolo popolo che vive tra l'erba, tre anni di riprese avvenute tutte nella campagna dell'Aveyrou e nel terreno che circonda la casa dei due registi, sei mesi di montaggio, ottanta chilometri di pellicola che rappresentano la lunghezza definitiva di Microcosmos moltiplicata per quaranta: più, si capisce, una vasta conoscenza e un'immensa pazienza. Ma ai prodigi tecnici siamo ormai abituati in ogni campo dai computer alla microchirurgia, non sono quelli a lasciare stupiti: è invece l'immagine del mondo naturale che cambia, si arricchisce, si affolla di creature minime prima invisibili. Anche se Microcosmos non raggiunge l'alta qualità cinematografica de Il pianeta azzurro di Franco Piavoli, è affascinante: il cineviaggio tra gli insetti ha la durata ideale di un giorno, di una notte e dell'alba successiva, è accompagnato soltanto da musica e rumori, riserva sorprese. Le formiche stanno in circolo attorno a una pozza d'acqua come beduini nell'oasi, subiscono inermi l'attacco delle dure beccate d'un fagiano. Due cervi volanti lottano in un lungo corpo a corpo accanito; lo stupefacente ragno Argyronet si costruisce con bolle d'aria un abitacolo, un luogo dove mangiare la sua preda; un insetto rimane imprigionato e divorato da una pianta carnivora; s'allungano sinuose lunghe file di processionarie, il millepiedi procede nella sua marcia ondulata; si formano, con coreografie ammirevoli, gli sciami nuziali; lo scarabeo stercorario spinge avanti la sua pallina di escrementi; i bruchi mangiafoglie si assiepano rosicchiando e masticando su un'unica foglia. Una grande pioggia costituisce per gli insetti la massima calamità naturale: quando non piove è impressionante l'aspetto tranquillo della Natura percorsa invece da tanta attività, da tante avventure, e a volte lascia senza fiato la bellezza esotica dei protagonisti dai colori inimmaginati, dalle ali screziate. Gli autori hanno voluto costruire con gli insetti un autentico spettacolo, curiosità, vittorie, fallimenti, imprevisti, tensioni, cose buffe: magari non è una grande idea, ma il risultato resta molto interessante, divertente.

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